giovedì 4 dicembre 2008

La Firenze di Jack!

E' davvero con orgoglio che ospito questo post di Giacomo (JACKVR), lepre del nostro piccolo gruppo podistico, che ha vissuto con noi la gara di Firenze.

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30 novembre 2008: Firenze superoi Marathon

Ogni avventura che ci capita davanti è una sfida con noi stessi: chi si tuffa in questo mare si sente più vivo, più forte, più uomo. La maratona è lotta epica, senza tempo. Che di tanto in tanto punteggia la quotidianità spesso grigia di questo nostro terzo millennio, con pennellate decise, dai colori inconfondibili, indimenticabili, aloni indelebili negli occhi e nei cuori delle persone che hanno il coraggio di viverle. Già perché decidere e dedicare una fetta, più o meno importante, del proprio tempo, al sublime gesto della Corsa d’altri tempi, è decretare la propria volontà di uscire dall’anonimato, di voler lasciare traccia. Le sfide vanno accolte e combattute: sono fatte di metri che piano, piano ritagliamo nelle sere fredde d’inverno, di ore passate al sole cocente di un’estate infinita, di salite che sono sfide nella sfida, di discese che sono le corse del bambino che saremo e siamo stati sempre. Sono vinte con gocce di sudore, che si mischiano alla pioggia di questo novembre appena concluso: sei solo, tu, la strada, la pioggia, e quei 50 mila passi da mettere in fila.

E quando ce la fai un cerchio si chiude, i conti tornano e tu più vivo che mai lanci la nuova sfida a te stesso, perché l’emozione di quell’ultimo chilometro appena concluso, ripaga di tutto. Così è stato, e così sarà finchè correrò. La Maratona di Firenze è stata sfida leale e pienamente vissuta. A distanza di due mesi soltanto, dall’ultima fatica, “LGM 2008”, il destino, incarnatosi nelle membra corporali del mio socio Michele (dicorsa) aveva lanciato l’ultimo suo guanto di sfida. Non si poteva far altro che rispondere “Presenti” e presentarsi al via più pronti che mai, in una domenica mattina da girone dantesco. La pioggia prima della partenza minava le certezze di tutti quanti: mesi di sforzi erano messi in discussione, da gelide folate e da copiosi scrosci fino a pochi minuti dal via. Ben sapendo che la sfida era per il 30 di Novembre, non ho mai disdegnato di allenarmi al freddo e sotto la pioggia battente di qualche “giovedì” sera, pila in testa e isolamento totale dal mondo esterno: solo, in una sola strada di campagna, a ripetere passo dopo passo le strade fatte mille volte. Gli amici di tanti allenamenti estivi se ne erano andati come le cicale ai primi freddi dell’autunno: d’inverno si rimane soli: è lotta con sé stessi, il proprio lavoro, il proprio tempo. Sempre questo maledetto tempo, che prima vorresti tremendamente lungo, per poterci avvolgere dentro tutte le attività di un giorno e gli allenamenti di una settimana, ma che quel giorno vorresti terribilmente corto, per poterti proiettare direttamente al traguardo, ben sapendo che più corto sarà quel tempo, più a lungo ricorderai quelle ore speciali. Appena partiti, di colpo tutto inizia a girare, e il mondo intero sembra migliore, avvolto da quelle miriadi di persone colorate, tutte ugualmente diverse tra loro. Il fascino della maratona trova il suo fondamento nella partenza: è un rito che vede fondersi ogni individuo nel genere umano. Poi le distanze a poco a poco si distendono, e la corsa manifesta, nel ticchettio policromo di tutti noi, ambizioni, speranze, gioie, dubbi, dolori, rese. La discesa verso la città ritarda solo un poco questo andirivieni di emozioni, è dolce la Firenze Marathon anche in questo 2008, come se volesse, nei primi metri, farsi perdonare dell’acqua riversata sulle teste incappucciate degli eroi al via. Poi dopo qualche tornante, inizia la musica vera, fatta di silenzi rispettosi della fatica altrui, fatta del ritmo incessante dei propri passi, più brevi e leggeri per alcuni, più cupi e pesanti per altri: pur sempre passi freschi. E’ cos’ almeno per la prima metà di questa splendida domenica mattina. Già la pioggia è un ricordo, quando di tanto in tanto riappare per un istante, poi di nuovo scompare; poco importa a chi corre. I piedi sono ormai immersi nell’acqua, tra le pozzanghere, che con sonori schiocchi, accompagnano il ticchettio regolare rompendone il ritmo monotono. I ristori passano veloci, puntuali, attesi e mai delusi, nemmeno mi fermo: oggi volo, ma non voglio pensarlo. Poca acqua e via. C’è già chi cammina, chi barcolla, ma la gara deve ancora cominciare: parte al 21, la mia corsa l’ho sempre pensata partire qui: fino a quel segno sull’asfalto, è solo preambolo. Così, sempre in solitario, senza mai trovare il treno giusto cui accodarsi, senza mai incappare in compagni di ventura, con i quali spartire le fatiche, mi porto fino alle Cascine. Il 30.mo è passato, ed il gioco è qui più vivo che mai: una scossa mi attanaglia varcando quel numero, un tempo traguardo tanto ambito: sto benone, tutto ancora scorre, come l’Arno che ci accompagna. Ho superato centinaia di eroi più o meno consapevoli del loro destino, quasi tutti più vecchi di me. Già perché in questa strana sfida, che è la Maratona, la tempra, il coraggio, la perseveranza,  la voglia e la testa contano più dei muscoli: e allora ti ritrovi solo in mezzo a “padri” che ti guardano, i più ammirati, e ti incoraggiano a non mollare, oggi come mai. Li inviti a seguirti, ma questa è la tua, la loro sfida, non certo la nostra: attendere sarebbe sleale mancanza di coraggio: facile scusa per paura di non farcela. E allora via, verso quei venti minuti che ti separano dalla gloria di un tesoro che senti tuo, ma che in fondo temi di poter perdere in un istante: oggi non c’è spazio per crisi, crolli, muri o quale altro fantasma possa esistere solo nella testa di alcuni. Oggi non arriva nessuno: sono tutti ad inseguire. E così, al Ponte Vecchio, ti accorgi che ci sei, e che senza nemmeno pensarci stai valicando un confine memorabile. Le 3 ore sono epiche per davvero, sono le colonne d’Ercole del Maratoneta, quando ti affacci a tale mondo, le vedi lontane, irraggiungibili, ne ammiri i supereroi. Perché chi fa la maratona è per conto mio davvero un Eroe, chi la fa in meno di 180 minuti ho sempre creduto fosse un Supereroe. Faccio due conti e capisco che ci sono: decido di picchiare, perché la partenza è stata un poco attardata tra pozzanghere e freddo stordente. Io, Aquila del Garda, potevo d’un colpo prendermi personale, Firenze e tre ore. Sprinto nell’ultimo miglio, salutando la mia tifosa numero uno, mi impongo di fare l’ultima scatto agli 800 metri, ancora una curva e ci siamo. 2h 59’ 58” senza guardare mai l’orologio: solo nelle favole o nei film può succedere: beh, questo dev’essere il mio film. Esulto saluto e passo. Questo sono io. Non smettete mai di sognare: siamo tutti supereroi…

Jack

10 commenti:

Unknown ha detto...

SuperJack ! Grande Marataoneta e grande scrittore ! Che dire....CHAPEAU !

Fat_Stè ha detto...

Eccheccazzocheracconto!!!
Granderrimo Jack, un Supereroe davvero!
Perchè non si fa un blog anche lui, così sarebbe perfetto... ;)

GIAN CARLO ha detto...

Complimenti a Claudio, per la sua prima maratona e per lasciare lo spazio a chi ha qualcosa da dire e raccontare con passione...racconto molto bello !

Jack, sei entrato nel grande Club delle -3 ore son certo che potrai fare molto meglio in futuro.
Se avrai tempo e voglia ti invito a leggere di quel giorno che il muro crollò al mio cospetto:
http://corseggiando.blogspot.com/2003/03/maratona-dei-luoghi-verdiani-23022003.html

Unknown ha detto...

Eroi e Supereroi... tutti voi maratoneti.
Bellissimo racconto, una poesia che prende nell'intimo; davvero hai saputo condensare mille emozioni presenti, passate e future.
Grazie a tutti voi dei vostri racconti..che un poco diventano anche miei e mi fanno già sognare a quel giorno in cui anch'io scriverò il mio capitolo di questa "epica".

Alvin ha detto...

Urca, sulle qualità atletiche del ragazzo in questione non ho e non ho mai avuto il benchè minimo dubbio (a parte la prima volta che lo vidi...dentro di me mi dissi...ma n'do cazzo va con quei cerotti sui polpacci?)come scrittore è da 9++ in maratona vale meno di 2:40... signori e signori la davanti, fate largo a superJack!

jackvr ha detto...

Grazie Claudio di avermi dedicato tutto questo spazio: francamente te lo avevo mandato ad uso quasi personale. Ma di certo non mi posso lamentare della pubblicazione....
@fatdaddy: per fare il blog le giornate dovrebbero essere di 30 ore: forse quando non sarò più capo scout.
@Alvin: grazie. Grazie davvero... di esistere.

AironAngel ha detto...

Mitico Jack,
ho ancora i brividi, e me li farò durare a lungo, prima di poter godere dei miei, della mia prima maratona. Continua così.
Complimenti anche a te, claudione, per il traguardo raggiunto, tagliato e... sorpassato...
avanti con la prossima.
IronAngel

Furio ha detto...

Buone feste Claudio!

... E io corro! ha detto...

Buone feste anche da parte mia!

MauroB2R ha detto...

Ma Claudio che fine hai fatto?


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correre, jogging, running, podismo, podistica, podista, atletica, amatore
 
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