venerdì 13 giugno 2008

Monica, la mia amica irlandese

Monica Oggi voglio parlare proprio a Monica, la mia amica podista irlandese. Lei, da Dublino, su diversi Blog mi ha pubblicamente  lanciato una sfida: scendere sotto l'1:55:00 nella mezza maratona entro fine anno. Ci sto! Ma questa è un'altra storia.

Monica, leggo in questi giorni sul tuo blog un momento di riflessione sul tuo lavoro. E' sempre difficile dare indicazioni, consigli ecc.. ti posso solo riportare un brano che per me è stato illuminante e mi guida ancora oggi nell'approccio al mio lavoro. Visto che il tuo lavoro è parte importante della tua vita e dedichi tempo e passione vera, credo che questo brano possa piacere anche a te.

“…Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice ad un onore.
La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura.
Una tradizione venuta, risalita dal profondo della razza, una storia, un assoluto, un onore esigevano che quella gamba di sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano.
Secondo lo stesso principio delle cattedrali. E sono solo io – io ormai così imbastardito – a farla adesso tanto lunga. Per loro, in loro non c’era allora neppure l’ombra di una riflessione. Il lavoro stava là. Si lavorava bene.
Non si trattava di essere visti o di non essere visti. Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto”


Charles Peguy, “L’Argent”,
Cahierde la Quinzaine, 1913
Traduzione italiana : “Il denaro”, Edizioni Lavoro. Roma , 1990

1 commento:

monica ha detto...

caro claudio, mi sono svegliata stamattina e il tuo post per me mi ha sorpreso. e' incredibile l'affetto che sembra legare il nostro gruppo virtuale. dico solo una cosa: GRAZIE!!

belle le parole del libro. sono parole in cui mi riconosco. io lavoro per me, ma non solo. lavoro anche per i miei studenti, che vorrei appassionare alla letteratura e rendere meno spettatori passivi e piu' parte integrante della societa'. il resto conterebbe fino ad un certo punto se solo avessi una qualche stabilita' a livello di contratto...che non ho. ma e' una storia lunga complicata e un po' deprimente perche' la cultura e la ricerca viene bypassata da semplici interessi economici. conta la quantita' non la quantita'...

detto questo, vorrei anche dire che sono fortunata e contenta di essere dove sono. ho molti ma molti amici con un dottorato in materie umanistiche (e non solo) che sono a spasso o lavorano in un call centre. io sono precaria si, ma un contratto di 3 anni ti da' certo piu' stabilita' di uno di 4/6 mesi. quindi e' ok. e' che i rifiuti sono duri da mandare giu' per tutti penso...io penso un po' troppo, ne faccio una tragedia per qualche giorno e poi mi rialzo con il sorriso.

un bacione e buon weekend in montagna.

la sfida continua........ STAI ATTENTO!


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correre, jogging, running, podismo, podistica, podista, atletica, amatore
 
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